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Sentenza

Siria, Mario Mauro: Temo per i soldati italiani in Libano. Il cacciatorpediniere...
Siria, Mario Mauro: Temo per i soldati italiani in Libano. Il cacciatorpediniere Doria Salpa per il Libano.
L'Andrea Doria è salpata dalla base di Taranto. Senza fanfare. Quieta ed efficiente come si addice a una nave che parte non per una esercitazione, ma per una vera operazione militare. A nessuno è infatti sfuggito il segnale. La Andrea Doria è una nave moderna, varata nel 2005, un cacciatorpediniere da difesa aerea di nuova generazione, dotato di un sistema missilistico 'Paams' per lancio di missili Aster 15 e Aster 30. È dotata di due lanciarazzi e due lanciasiluri, ha un elicottero imbarcato e 195 uomini di equipaggio. Già schierata nel canale di Sicilia in occasione della crisi libica, ha preso ora la via del Libano, dove operano i Caschi blu della Missione Unifil, composta da 10819 soldati di cui 1100 Italiani, sotto comando italiano.

La Missione Unifil, sì. Dimenticata nell'ossessivo martellare della politica nazionale, e riportata alla memoria proprio dal salpare di questa nave. In effetti siamo in Libano, noi italiani e altri Caschi Blu da così tanto, che per certi versi è comprensibile che lo si sia dimenticato: 34 anni, dal 1978 , anno in cui l'Onu diede il via all'operazione lungo la linea “armistiziale” detta Blue Line tra il Libano ed Israele. Una operazione che negli anni ha cambiato natura seguendo le evoluzioni del conflitto locale. All'inizio, cioè dopo la invasione di Israele del Libano, ebbe il compito di verificare il ritiro delle truppe israeliane dal confine meridionale del paese e assistere il governo di Beirut a ristabilire la propria autorità nell'area. Poi venne la crisi del luglio-agosto del 2006, con una seconda guerra di Israele per ridurre il peso di Hezbollah, che nel frattempo aveva esteso la sua presenza politica e militare in Libano. Israele ne uscì quasi con le ossa rotte, e alla Unifil venne aggiunto il compito di “contenere” Hezbollah, aiutando il dispiegamento nel Sud delle forze amate regolari libanesi, e il monitoraggio della cessazione delle ostilità nell'area compresa tra la “Blue Line” ed il fiume Litani.

Poche missioni all'estero sono così “italiane” come questa. Italiani sono stati per molto tempo i comandanti e dal 28 gennaio 2012 è ancora un italiano ad averne la guida, il Generale di Divisione Paolo Serra. Un paradosso si profila dunque per noi italiani: mentre gli Usa, che vogliono attaccare in Siria, non vogliono mettere “boots on the ground”, uomini in campo, noi ne abbiamo tanti. Rischiamo così di finire coinvolti nella guerra prima di tutti? Sono in pericolo i Caschi Blu in Libano? La stessa missione Onu da pacificatrice finirà con l'essere spinta in prima linea? Domande che giriamo al Ministro Mario Mauro, espressione lui stesso delle contraddizioni del momento, cattolico che digiunerà con il Papa per la pace in Siria, e che come capo della Difesa ha dato l'ordine a una nave di guerra di partire.

fonte repubblica.it
Avv. Antonino Sugamele

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